NUOVOATLANTE
di Alessandro Orsini
Elezioni Usa. La controffensiva è fallita, ma ora Zelensky fa un favore a Biden
La controffensiva ucraina è stata un fallimento colossale. Sebbene sia certificato dalla stampa americana, quella italiana non riesce a pronunciare queste semplici parole. Penso, per citare un solo caso, all’articolo del Wall Street Journal del 16 novembre intitolato It’s Time to End Magical Thinking About Russia’s Defeat ovvero “è giunto il momento di porre fine al pensiero magico sulla sconfitta della Russia”.
La stampa italiana non riesce a dirlo perché il potere mediatico e quello politico sono compenetrati. Pronunciare una frase così chiara e veritiera significherebbe dichiarare il fallimento dei governi italiani che hanno esecrato la diplomazia e inviato armi per spogliare la Russia dello status di superpotenza sconfiggendola sul campo. Riecheggia il profluvio di: “Dobbiamo evitare di infliggere un’umiliazione troppo grande alla Russia”. Questa frase – oggi che l’Unione europea in recessione è incapace di produrre munizioni mentre il Pil della Russia cresce – fa ridere. La controffensiva, iniziata il 5 giugno, avrebbe dovuto sbaragliare i russi in una settimana. Ciò che gli ucraini hanno ottenuto sotto il profilo territoriale è il nulla assoluto. Il “pensiero magico” era diffuso in Italia. Chi dimenticherà mai la torma di leader di partito, giornalisti, professori universitari e generali in pensione, che ritraevano i russi come un esercito di cartone? La Russia “combatte con le pale a Bakhmut”, rasa al suolo a colpi di cannone. Oggi nessuno ha il coraggio di fare simili affermazioni. E le liste di proscrizione contro i “putiniani”, gli insulti, la diffamazione, le carriere distrutte? Parliamone. La guerra in Palestina ha salvato molti commentatori della guerra in Ucraina.
Dopo avere dissanguato l’esercito e distrutto molti mezzi della Nato, Zelensky si trova ad affrontare l’offensiva della Russia su quasi tutto il fronte. Avdiivka è il nuovo epicentro che i russi stanno circondando. La violenza dell’attacco russo ha costretto gli ucraini a spostare la massa dell’artiglieria da Zaporizhzhia in Donetsk. L’Ucraina non è riuscita a conquistare la Crimea e Zaporizhzhia e non ci riuscirà in futuro giacché l’Unione europea, semi-demilitarizzata, non è in grado di armare un’altra controffensiva. Avdiivka è importante per molte ragioni. È a 20 km dalla città di Donetsk che tiene sotto tiro; ha uno stabilimento industriale capace di creare un indotto di miliardi di dollari fondamentale per l’industria del ferro di Mariupol; possiede una ferrovia ed è vicina all’autostrada H20 che arriva fino a Kharkiv. Nonostante il disastro in corso e l’impossibilità di liberare i territori occupati, gli ucraini devono continuare a combattere, cioè a morire, per non danneggiare la campagna elettorale di Biden. Il crollo dell’esercito ucraino sarebbe una rovina per l’immagine del presidente americano. Se il crollo ci sarà, questo non deve avvenire prima del voto per le presidenziali, né è ipotizzabile una trattativa che concederebbe ai russi i territori occupati.
Dopo il fallimento della controffensiva, non è più Biden che fa un favore agli ucraini consentendo loro di combattere; sono gli ucraini che fanno un favore a Biden combattendo. Zelensky chiede nuove armi avendo ricevuto di tutto: Leopard, Himars, Atacms, Abrams, bombe a grappolo e storm shadows. L’Occidente non ha ancora trovato l’arma magica poiché l’unica arma magica era trattare all’inizio della guerra. Ma in Italia non si poteva dire perché il sistema dell’informazione sulla politica internazionale è corrotto fino al collo.
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